L’HOMING DI UN GATTO

 

 

Premessa

 

Joseph Bank Rhine e Sara R. Feather, in un loro pregevole contributo, hanno indicato, tra le diverse categorie di eventi reputati in grado di suggerire plausibili ed effettivi eventi paranormali di competenza della parapsicologia (ovvero animali guidati nel loro comportamento da una forma di percezione extrasensoriale), il cosiddetto homing, ovvero la condotta specifica di ritrovare con estrema precisione la via di casa e il proprio padrone, per meglio dire la capacità peraltro ben documentata di ritornare a casa dopo essere stati portati a una elevata distanza da essa e in una qualsiasi direzione (che può essere un tentativo di abbandono, oppure uno smarrimento in lontananza dall’abitazione del tutto involontario e casuale).

E, ciò, al di là del fatto certamente ben noto e adeguatamente studiato dalla scienza, da essa ben stabilito, che in molte specie animali quella sembra essere ed è considerata una prassi comportamentale del tutto “normale” e usuale: si tratta delle cosiddette “migrazioni” e successivi “ritorni” ai luoghi di origine.

Basti ricordare i piccioni oppure gli uccelli migratori che, con ogni probabilità, orientano la loro navigazione grazie al campo magnetico della Terra (riferimenti geomagnetici), alla posizione del sole o a quella delle costellazioni celesti.

Da non tralasciare di ricordare, ulteriormente, la fondamentale distinzione sussistente tra il predetto homing e lo psi-trailing (ovvero, il secondo, comportamento di “rintracciamento psi”, forse ancora più sorprendente del primo); con la seconda terminologia si indicano invece quei casi, anch’essi assai ricchi di implicazioni in una possibile prospettiva ESP, in cui un animale dopo qualche tempo riesce a ritrovare ugualmente il proprio proprietario, ma questa volta in una località, oppure sistemazione abitativa, del tutto nuova per lui, essendosi nel frattempo il padrone trasferito altrove.

 

 

Una personale indagine

 

Giulio Caratelli ha avuto occasione di registrare e indagare, circa trenta anni fa, un caso specifico di homing, con protagonista una gatta.

Una estate, trovandosi in una località dell’Italia centrale, ha avuto occasione di assistere in modo del tutto imprevisto e casuale a una conversazione in corso tra alcune persone a lui sconosciute. L’argomento dell’animata e garbata discussione era quello degli animali e, in particolare, di alcuni loro straordinari comportamenti che sembravano per tutte quelle persone abbastanza sorprendenti nelle loro caratteristiche e non facilmente spiegabili.

Un signore di quel gruppo di discussione, da parte sua, disse di avere avuto diversi anni prima una gatta di qualche anno di età (in alto la foto della protagonista del caso) e che a un certo punto per qualche motivo, era stato stabilito sia da lui che dai componenti della sua famiglia di abbandonarla e di conseguenza un giorno la gatta venne caricata, proprio per tale finalità, sulla propria automobile.

Tuttavia l’abbandono oramai deciso della gatta non era stato eseguito sul pericoloso ciglio di una strada o di una superstrada, oppure in altro luogo da considerarsi poco agevole, ma in una zona di tranquilla e aperta campagna, della quale quel signore specificò anche con estrema precisione la località che si trovava a diverse decine di chilometri di distanza, intimamente certo con qualche sollievo che in ogni caso che il felino, con le sue proverbiali “sette vite” e con la sua indubitabile intelligenza, “in qualche maniera sicuramente se la sarebbe cavata!...” e pertanto avrebbe certamente seguitato a vivere.

Venne allora un giorno, trascorso oramai qualche tempo dall’abbandono, che essi sentirono chiaramente un miagolare sulla strada, nei pressi del loro cancello di entrata ed ecco che tutti i componenti videro e riconobbero senza alcuna minima esitazione la loro gatta, che appariva stanchissima e nel complesso piuttosto smagrita e chiaramente “chiedeva” di poter presto entrare all’interno, nel giardino. Rimasero molto sorpresi ed estremamente emozionati da quel misterioso fatto, da quell’imprevisto e sorprendente “ritorno a casa” del quale in conclusione non sapevano minimamente fornire quanto alle sue modalità di fondo una spiegazione che fosse veramente adeguata e convincente. Tuttavia tutti, a quel punto, rimasero interiormente pentiti con la dovuta e massima sincerità di quel che avevano fatto tempo prima e da quell’indimenticabile giorno in poi e per sempre la gatta rimase stabilmente con loro.

I particolari qui riportati sono stati poi accertati e ampliati da informazioni e testimonianze avute successivamente dai diretti protagonisti.

Quella famiglia, è ulteriormente emerso dalla indagine di Caratelli, abitava nel proprio paese di residenza nel contesto di un piccolo ma dignitoso quartiere residenziale sito in zona collinare, comprendente case composte da due-tre piani e tutte abbastanza similari tra di loro da un punto di vista prettamente architettonico e strutturale, nei colori, abitazioni ubicate sia a destra che a sinistra di una via che da una estremità di essa non aveva alcuna uscita. Il nucleo famigliare in questione abitava da molti anni al pianterreno e un esteso e sempre ben curato giardino, ricco di fiori e variegate piante, attorniava da sempre quella casa, un discreto e comodo spazio verde dove in pratica aveva sempre trascorso la sua vita e si era spostato quotidianamente e con sicura tranquillità il loro felino.

Per inciso, la famiglia aveva anche un cane, con il quale peraltro il felino viveva costantemente in piena armonia.

Qualche tempo dopo, Caratelli viaggiava una mattina in automobile e si accorse che stava passando con l’autoveicolo proprio nella campagna in questione, vale a dire in quella medesima località del Nord Lazio dove in precedenza era stata abbandonata proprio quella gatta. Caratelli, quindi, non perse la quanto mai propizia occasione di trovare nel miglior modo delle consone risposte ad alcuni suoi perduranti interrogativi di fondo sui possibili comportamenti straordinari degli animali e pertanto di perlustrare adeguatamente per quanto possibile e considerare con la dovuta calma e precisione un ampio spazio territoriale; in definitiva il proposito di valutare personalmente, in qualche maniera, il possibile tragitto che poteva plausibilmente aver effettuato quell’animale, quella gatta, per ritornare finalmente nella propria casa,

In effetti fu presto chiaro per lui che si trattava di un territorio abbastanza frastagliato, contrassegnato con evidenza da un discreto numero di asperità e rilievi collinosi e montani, certamente e per il pieno concorso di vari eterogenei motivi ambientali non proprio agevole da attraversare, ma in qualche modo impensabile quella gatta l’aveva concretamente fatto, proprio lei che non aveva alcuna esperienza del mondo e non era mai uscita dal giardino dell’abitazione dei propri padroni.

Quindi aveva presumibilmente percorso (come d’altronde accade anche nello psi-trailing), considerevoli distanze in territori che si suppone con molta attendibilità che gli fossero totalmente ignoti.

 

 

Possibili spiegazioni

 

Questo comportamento, quanto alle possibilità generali, potrebbe essere guidato da:

 

- taluni indizi sensoriali (tracce) di natura olfattiva;

- dal basarsi istintivo sulle posizioni del sole e degli altri astri celesti;

- da specifici indizi fisici di carattere geomagnetico;

- suoni e indizi geografici.

 

oppure, in alternativa, con tutte le indispensabili cautele, da una reale occorrenza extrasensoriale,collegata nel caso descritto di quella gatta alla grande nostalgia che probabilmente e nonostante tutto! aveva mantenuto per i propri padroni e, in qualche maniera, da una sorta di effettiva “comunione” di genuino carattere telepatico, da un diretto contatto puramente interpsichico, con le loro menti.

 

 

Cautele indispensabili

 

Ovviamente, nei casi di homing si deve comunque sempre essere ben certi della piena attendibilità delle testimonianze che sono disponibili e principalmente dell’identità dell’animale, che spesso è avallata da alcune specifiche e ben distintive caratteristiche fisiche.

 

                                             Giulio Caratelli e Maria Luisa Felici

 

Bibliografia

 

Caratelli, G. (2012). Tornare a casa. Scienza e Cultura nel Mondo, N. 1, 13-16.

Rhine, J. B. and Feather, S. R. (1962). The study of cases of “psi-trailing” in animals. Journal of Parapsychology, 26, 1-22.

 

 

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<Da: IL MINOTAURO, ANNO XXVIII, VOL. 2, DICEMBRE 2001 >